giovedì 7 agosto 2008

Calice di salvezza


Probabilmente suggestionato dai trattati alchemici che circolano sempre più numerosi verso la fine del Quattriocento, Leonardo realizza l'immagine vivente di Sophìa: Monna Lisa.


Monna Lisa sintetizza nel suo corpo i processi di trasformazione dell'anima vegetativa, nell'anima sensitiva e infine nell'anima intellettiva, mentre il suo volto esprime la parte passiva dell'intelletto dell'anima (il Nous), chiamata in greco "Patetica". Coltivando il silenzio interiore (Monna Lisa è sordomuta, mentre nello stesso anno Raffaello dipinge la Muta), l'anima intellettiva percepisce il mondo esterno come un riflesso di quello interiore.

Aristotele afferma che la parte passiva del Nous è come una tavoletta di cera sulla quale si incidono i segni della stilo, ed è il cuore (il sè principiale ) a trasmettere dati, sensazioni, ricordi, emozioni, sentimenti ed esperienze.
Il collegamento tra il "cervello e il cuore" avviene nell'attività passiva di introspezione, proiezione, visualizzazione e meditazione delle immagini, per cui in avviene un fenomeno di "retroazione" di tutto ciò che si è studiato, visto e sperimentato nell'esistenza.

L'artista, immergendosi profondamente nell'opera (la vasca tombale), realizza una sintesi unitaria della realtà "soggettiva e oggettiva" che è già di per sé atto di conoscenza. Questo atto è unico, inconfutabile e non può che descrivere una tappa del percorso di rivelazione della verità di cui è portatrice l'anima alchemica.

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